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Apr 04
in Recensioni 0 comments tags: Breve storia dei trattori in lingua ucraina, Letteratura inglese, Marina Lewicka, Mondadori

BREVE STORIA DEI TRATTORI IN LINGUA UCRAINA, Marina Lewicka – Una recensione

Scoperto grazie alla lettura di “Curarsi con i libri”, di Ella Berthoud e Susan Elderkin ( Sellerio). Non ricordo per quale disturbo fosse consigliato (contro il pregiudizio? La tendenza a pensare di aver sempre ragione? La perdita di memoria?), so solo di essermi subito innamorata del titolo. E che, una volta avutolo fra le mie mani, non sono più riuscita ad interrompere la lettura. L’incipit è fulminante:

 “Due anni dopo la morte di mia madre, papà si innamorò di una splendida bionda ucraina divorziata. Lui aveva 84 anni, lei 36. Esplose nella nostra vita come una soffice granata rosa, smuovendo le acque scure, facendo venire a galla una morchia di ricordi incrostati, dando ai fantasmi di famiglia un bel calcio nel sedere.

Tutto ebbe inizio con una telefonata.”

 

Nadja e Vera sono due sorelle, figlie di immigrati, nate in Ucraina ma cresciute in Inghilterra (siamo a cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta),  paese che sentono “loro” al cento per cento.
Diverse per temperamento e carattere, ostili una all’altra per questioni economiche, si trovano a dover fare fronte comune quando vengono messe davanti a quella che ha tutte le caratteristiche per essere definita una crisi familiare: l’ottantaseienne padre Nikolaj, vedovo da poco, ingegnere in pensione, appassionato di trattori e macchine agricole, ha deciso di sposarsi con una donna ucraina più giovane delle sue stesse figlie, fermamente intenzionata a scappare dal paese comunista e a stabilirsi in Inghilterra.
E’ evidente che dietro alla relazione, inizialmente platonica, di Nikolaj e Valentina, c’è l’interesse. Questo è chiaro alle due sorelle, intenzionate  a far saltare il matrimonio: Valentina, la giovane sposa, è davvero terribile. E un’agguerrita ragazzona che veste magliette indecenti, si dipinge le labbra in modo osceno, calza ciabatte allucinanti; è perfida, scaltra, sboccata, tratta male l’anziano marito, devasta l’immacolata cucina della prima moglie, fa il diavolo a quattro per farsi regalare oggetti sempre più costosi e non pensa neanche per un secondo di separarsi da quello che dovrebbe essere… l’ex marito!
Quello che inizialmente sembra un romanzo scanzonato, per via dei dialoghi fulminanti, di battute e osservazioni al limite del politically correct, si rivela un percorso ricco di sfumature. Se da un lato c’è l’assurdità della battaglia delle due sorelle contro l’ “invasore ucraino” (a colpi di denunce all’Ufficio Immigrazione e lettere dell’avvocato), dall’altro c’è tutta la complessità del tema immigrazione: Nicolaj per primo è stato un immigrato, ed è lui a raccontare quanto possa essere difficile l’integrazione e dolorosa la memoria che si porta dietro chi scappa da una guerra- o da una dittatura.
Vera e Nadja saranno così costrette dagli eventi a stringere legami che sembravano recisi, e a riflettere sulle ombre del passato dei loro genitori… Passato che affonda le radici nella Seconda Guerra Mondiale e nella dittatura comunista che è venuta dopo.
Ho trovato questo libro davvero bello. Mi sono sinceramente divertita a leggere i dialoghi e le battute guizzanti dei protagonisti. La lettura è scorrevole, anche grazie alle descrizioni ridotte al minimo sindacale; ho poi apprezzato molto il modo in cui la storia di guerra e crudeltà è stata inserita in modo naturale ed efficace nel contesto di un romanzo dai toni spiritosi, senza banalizzare i fatti.

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0 Comments:

  1. LaLeggivendola
    aprile 04, 2015
    Reply

    Mi ispira un sacco. Forse è meglio che non mi avvicini neanche a Curarsi coi libri >_>


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Sono Francesca, da un anno sono entrata nel tunnel degli enta e, oltre a leggere, amo molto la fotografia.
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